Descrizione

Il Santuario della Beata Vergine del Fiume in Mandello del Lario è sicuramente una delle chiese più belle dell’intero patrimonio artistico presente sul territorio lariano. Questo gioiello del primo Barocco, edificato in soli tre anni (1627-1630) nel periodo dell’immediata Controriforma, è da sempre al centro della tradizione spirituale popolare mandellese.
Nei documenti relativi al Santuario si evince la volontà di dotare la chiesa di un organo fin dai primi momenti della sua apertura al culto: fatto piuttosto inusuale per una chiesa “minore” all’interno di una parrocchia.
Chiese istituzionalmente molto più importanti hanno dovuto attendere secoli, in genere per ragioni economiche, prima di poter avere in dotazione uno strumento di prestigio.

Il primo documento che attesta la presenza di uno strumento utilizzato per il servizio liturgico risale al 1650, mentre le ultime testimonianze sull’organo funzionante risalgono alla prima metà del XX secolo; successivamente, decenni di inutilizzo e negligenza rendono questo prezioso strumento inutilizzabile.
La sua presenza rimane tangibile, con la sua schiera di canne di facciata intatte nella cassa lignea dorata, perfettamente coerente con lo stile della chiesa, nell’altissima balconata sopra il portale d’ingresso.
Nell’agosto 2016, un gruppo di esperti ed appassionati si riunisce in una
Associazione ad hoc intitolata ai musicisti mandellesi Anselmo Zucchi e Giuseppe Scanagatta, con l’intento di soffiare nuova vita in questo strumento.
Insieme, con un minuzioso lavoro di studio e di ricostruzione è stato tracciato, raccolto e catalogato tutto il materiale e la documentazione originale, ed è stato possibile attribuire lo strumento alla scuola dell’organaro Carlo Prati, il quale, dalla seconda metà del Seicento in poi, visse il suo momento di massima celebrità.

Di origini comasche, Carlo Prati, fu uno dei più importanti costruttori di organi del Seicento. Lavorò in Trentino, nel Comasco e in Valtellina. Di Prati ci rimangono pochissimi strumenti, molto pregiati, caratterizzati da un suono languido, leggermente malinconico, del tutto inusuale per gli strumenti dell’epoca.

Nell’individuare in Carlo Prati, o comunque in un suo allievo, ad esempio Giovanni Battista Reina, la comunità di Mandello ha voluto scegliere il meglio in assoluto.
Il restauro dello strumento è stato affidato alla ditta Organi Famiglia Pradella, specializzata nel restauro di strumenti antichi secondo tecniche costruttive originali.
La scelta di una ditta che lavora secondo una filosofia storico-filologica ha garantito il ritorno dello strumento alle condizioni originali, che permetteranno uno studio particolareggiato della prassi esecutiva della letteratura musicale italiana antica.

Altre informazioni sono disponibili a questa pagina